Tra bacche nere e Tintoretto: alla scoperta di Bacanera

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Attraversando il quartiere di Cannareggio, a poche calli dal Ponte di Rialto, c’è il Campiello de la Cason. Una piazza piccola, racchiusa dall’intimo abbraccio degli storici palazzi veneziani e lontana dalle rotte turistiche più frequentate. È al centro di questo spazio che spicca l’imponente Bagolaro, l’albero di bacche nere che da anni ombreggia e dà il nome alla nostra Hostaria.
Bacanera fa, infatti, riferimento alle bacche nere che produce il Bagolaro: un legame viscerale tra il ristorante e il luogo che lo accoglie. Una connessione che viene ripresa anche dalla filosofia di cucina, vero e proprio punto d’incontro tra la matrice tradizionale veneta e la contemporaneità cui protende la Serenissima.

Il mito della Venezia che fu si ritrova in ogni dettaglio del locale che, nonostante la ristrutturazione conservativa del 2018, mantiene ancora oggi la sua fascinosa anima antica. Un’atmosfera d’altri tempi, arricchita da pezzi unici di grande effetto scenico. Come l’antico guardaroba in legno intarsiato che è diventato un bancone, il pianoforte vintage, gli specchi dorati, i divanetti color rosso cardinale e, soprattutto, loro: i protagonisti del locale. Parliamo dei preziosi ritratti della scuola del Tintoretto che, realizzati tra il ‘500 e il ‘600, raffigurano i Procuratori di San Marco, ai tempi la carica più importante dopo quella del Doge. Durante la Repubblica di Venezia, infatti, i Procuratori assumevano una carica a carattere vitalizio, a differenza di tutte le altre magistrature che avevano una durata d’impiego definita.

Non solo una cucina fresca e ricercata, dunque, l’Hostaria Bacanera presenta tantissimi richiami alla città di Venezia. Tutti da scoprire al Campiello de la Cason 4506.