Nonostante si sia decisamente fatto attendere regalandoci giornate miti anche ad ottobre, possiamo ufficialmente dire che anche a Venezia è arrivato l’autunno. Le giornate si sono accorciate e la nebbia sulla laguna rende la città ancora più inebriante.
È il tempo delle castagne, della zucca, delle zuppe calde che ravvivano l’anima, delle “ombre” (bicchieri di vino) nei bacari, e delle storie intorno al fuoco. E anche la festa più magica ed intrigante dell’anno è ormai alle porte.
Figlia di un’antica festività celtica, Samhain, durante la quale, secondo la tradizione, il regno dei vivi poteva incontrarsi con l’aldilà, Halloween è oggi soprattutto un’occasione in cui mascherarsi e fare festa, piuttosto distante da quella che era un tempo una tenebrosa Notte delle Streghe. Ed è un peccato, perché in un mondo così legato al materiale come quello di oggi, sarebbe bello di tanto in tanto potersi concedere una “vacanza” dalla razionalità e abbandonarsi al mistero.
Per questo motivo, noi di Hostaria Bacanera, innamorati da sempre della tradizione e dell’autenticità, vi portiamo oggi alla scoperta di alcuni degli aspetti più inquietanti della Serenissima: le vecchie prigioni e le “ancorette”.
Tradizionalmente, Venezia era una città mercantile. La sua posizione favoriva il commercio e la città era un crocevia di mercanti da tutto il mondo piena di sfarzi e ricchezze. La notevole quantità di denaro che circolava in citta, favoriva però anche lo sviluppo di altri affari, decisamente meno rispettabili, tra cui il contrabbando, il gioco d’azzardo e la prostituzione. Per quanto queste attività non fossero al tempo considerate illecite, erano comunque all’origine di disordini causati da debiti non pagati, rivalità e gelosie. Per evitare che la città sprofondasse nel caos, la giustizia nella Serenissima era qualcosa di molto serio. Considerata incorruttibile e assolutamente imparziale, non guardava in faccia nessuno ed agiva con pugno di ferro nei confronti di malfattori e delinquenti di qualsiasi estrazione sociale, in nome della legalità e dei valori cristiani. Se da un lato i palazzi nobiliari risuonavano di musica e risate, dall’altro, nelle calli e nei vicoli, riecheggiavano le urla degli uomini torturati i sospiri dei detenuti che attraversavano l’omonimo Ponte (Ponte dei Sospiri) per recarsi di fronte alle inquisizioni.
Ma dove mettere tutti i malcapitati? Per rispondere adeguatamente alle necessità della giustizia, Venezia pullulava di carceri. Ogni Sestiere aveva la sua prigione, in cui finivano ladri, tagliagole, debitori e donne di malaffare; i crimini di guerra invece si scontavano nei Gabioni di Terranova in Riva degli Schiavoni, dove attualmente sorgono i Giardini di Napoleone, poi c’erano le carceri di Rialto, dove finivano eretici e assassini. Ma i delitti gravi venivano scontati nelle prigioni di Palazzo Ducale, dove si trovavano i Pozzi, un insieme di celle piccolissime, con un solo asse a mo’ di letto. Qui le condizioni di vita erano spaventose e i miasmi terribili raggiungevano anche i passanti al di fuori dell’edificio, la luce era pressoché inesistente giorno e notte, i soffitti delle celle erano talmente bassi da impedire la postura eretta e l’isolamento era totale.
In dialetto veneto, le prigioni venivano chiamate “Casone”, o “Cason” e, a questo punto vi sarà sicuramente chiaro dove si trovava la prigione del Sestiere Cannaregio: proprio nel nostro Campiello de la Cason, oggi deliziosa piazzetta dove si trova Hostaria Bacanera, un tempo temutissimo indirizzo di residenza forzata.
A sottolineare ulteriormente il passato oscuro della piazza, se si guarda attentamente, su uno dei muri sono ancora visibili le “Ancorette”, piccoli ganci ai quali venivano appese le membra dei condannati a morte per squartamento, orrendo monito al resto della popolazione.
Di queste Ancorette ce ne sono diverse, sparse in giro per la città, tutte caratterizzate dalla stessa triste storia. Ma oggi pare che toccarle porti fortuna…
Vi abbiamo spaventato abbastanza?
Buon Halloween!!